La Matematica e la letteratura del '900
La Matematica e la letteratura del '900
Ci siamo ormai abituati a considerare gli interessi culturali separati in due compartimenti ben distinti, due mondi non comunicanti e, almeno apparentemente, caratterizzati da metodi e linguaggi diversi: da una parte il mondo della letteratura, poesia, filosofia, storia, dall'altro il mondo delle scienze cosiddette "dure" come la fisica, la chimica, l'ingegneria e ovviamente la matematica , che oltre a disciplina a sé stante costituisce spesso il linguaggio e strumento di lavoro delle altre. Alcuni letterati, poeti e filosofi, per la loro formazione e talvolta anche per ostentata scelta, non hanno alcuna familiarità (o addirittura arrivano a esprimere disprezzo) per tutto ciò che è legato alle "scienze dure", specialmente per la Matematica. Dicono di non essere interessati a quelle cose, tanto nel loro campo, che è poi la "vera cultura" (a loro dire), non ce n'è bisogno. Anzi, perdere il tempo in formalismi e tecnicismi necessari a capire le scienze non solo è tempo perso, ma addirittura può nuocere loro, contaminare la loro libertà dialettica, la loro fantasia. Analogamente, dall'altra parte dello steccato, alcuni studiosi di scienze e tecnologie considerano tempo perso accostarsi ai testi letterari, al teatro, alla poesia o alla filosofia. Dicono che si tratta di inutili sofismi, semplici parole e ragionamenti che girano da millenni intorno agli stessi problemi, sentimentalismi inutili e sterili, argomentazioni dettate più da ragioni estetiche che dalla volontà di affrontare seriamente i problemi importanti…